Forse è presto per capire se se ne farà qualcosa ma un brevetto per pubblicità nei videogiochi è premessa sufficiente per far saltare i nervi.
Siamo scappati tutti dalla televisione in chiaro perché la quantità di pubblicità diventava insopportabile e così sono nati i servizi in abbonamento streaming e satellite che per un po’ sono rimasti puliti e liberi da spot pubblicitari inframezzati da pochi minuti di un episodio di una serie TV.
Con l’esplosione dei servizi in abbonamento, però, qualcuno, tra quelli che questi servizi li produce, si è reso conto che i costi di gestione semplicemente non possono essere coperti solo con gli abbonamenti.
Ed ecco che sono spuntati quelli a basso costo ma con gli spot, che dovrebbero avere il doppio vantaggio di permettere comunque di raggranellare soldi o convincere gli utenti a passare ai servizi premium senza pubblicità. E raggranellare altri soldi. Ma il nuovo brevetto di Roku sembra voler passare il segno.
Come dentro Futurama? Un brevetto per la pubblicità dentro i videogiochi
Anche se forse non con la stessa agghiacciante chiarezza dei Simpson, Futurama ci ha dato qualche spunto per guardare al futuro. Nell’universo immaginato sempre da Matt Groening ma avanti nel tempo rispetto alla famiglia gialla, anche quando si dorme si viene bombardati dalla pubblicità. Una follia che non sembra poi tanto lontana dalla realtà. Un nuovo brevetto depositato da Roku, infatti, permetterebbe in qualche modo di infilare spot pubblicitari nelle console utilizzando l’ingresso HDMI delle tv Roku e un sistema in grado di capire se avete messo o meno in pausa il gioco. Inquietante ciliegina sulla torta sarebbe il fatto che il sistema sarebbe in grado di riconoscere il tipo di gioco messo in pausa e quindi fornire una pubblicità adeguata a quel videogioco. Tutta la rete è ovviamente già indignata.
La questione che riguarda la pubblicità come mezzo di sostentamento delle piattaforme è infatti al centro di numerosi dibattiti (e qualche utente dichiara già di voler risolvere con un colpo alla Jack Sparrow). In qualità di utenti siamo infatti già piuttosto stanchi degli spot che si moltiplicano ovunque: non esiste ormai video su YouTube, feed social, app che non abbia qualche forma di pubblicità. In parte è colpa nostra. Abituati come eravamo a ciò che è gratis online, siamo diventati sempre più affamati e i produttori di piattaforme sono ora alla ricerca di un modo facile per recuperare quello che non riescono a recuperare con gli abbonamenti.
Su Reddit, qualcuno ha pubblicato una foto di uno schermo TV con servizio Chromecast in cui lo sfondo non era occupato da un nuovo film o da una serie TV in arrivo ma dalla gigantesca pubblicità di un wrap al pollo. Lo sappiamo che tenere in piedi i servizi costa ed è per questo che esistono i vari livelli di abbonamento e i vari sistemi di fruizione. Il problema non è tanto la presenza della pubblicità quanto che il rischio è che quella stessa pubblicità venga mostrata sia a chi magari ha deciso volontariamente di spendere poco e quindi si adatta alla presenza della pubblicità sia a chi invece è disposto a pagare di più per non vedere più niente.
Le reazioni online sono già sufficientemente polarizzate senza che ci sia qualcosa di più di questo brevetto, che potrebbe o meno trasformarsi in realtà. Potrebbe finire come tanti di quelli che Sony presenta e non si concretizzano mai. Noi ci speriamo. Anche perché forse stavolta l’alternativa non potrebbe essere il TiVo di Marge.