Qualcuno pubblicato la lista dei siti bloccati con Piracy Shield ma non chi ha messo in atto lo scudo antipezzotto: ed è polemica.
La piattaforma Piracy Shield messa su da AGCOM per evitare il proliferare dei siti in cui è possibile guardare lo sport senza pagare gli abbonamenti ai servizi che lo trasmettono legalmente sembra stare funzionando.
E c’è una nutrita lista di siti, in realtà si tratta di indirizzi IP, che sono stati bloccati nel corso delle passate settimane. Il problema è che questa lista non l’ha diffusa AGCOM che dovrebbe in qualche modo occuparsi anche di tenere i diretti interessati informati se i loro IP, e quindi i loro siti web, vengono bloccati ( a volte per errore).
Perché, nel pieno della lotta alla pirateria online ci sono stati almeno due incidenti con blocchi di IP che nulla c’entravano con la pirateria. E c’è chi mormora di una mancanza di trasparenza da parte di chi dovrebbe essere l’equivalente di una lastra di vetro.
La lunga lista di siti bloccati, dove si trovano?
A diffondere una lista non è stato nessuno degli attori coinvolti in prima persona ma il sito TorrentFreak. Con un post sul loro blog, quelli di TorrentFreak hanno innanzitutto puntato il dito contro quella che a loro avviso è una mancanza di attenzione nei confronti degli IP bloccati per errore. Si sono verificati, infatti, almeno due casi in cui molti siti bloccati sono invece risultati non coinvolti in nessuna attività illegale.
Il caso più eclatante è quello di un IP collegato a Cloudflare che ha portato al blocco incontrollato di decine di siti web che di certo non stavano trasmettendo nessuna partita illegale. In quel caso specifico il blocco è stato rimosso dopo qualche ora mentre i rappresentanti di AGCOM, questo è sempre il racconto di TorrentFreak, hanno declassato i blocchi errati come fake news. A tutto questo, prosegue il ragionamento su TorrentFreak, si aggiunge il fatto che non c’è nei fatti una lista aggiornata di tutti gli IP e quindi dei siti bloccati. Al momento, superata la boa delle tre settimane di febbraio, sono stati bloccati 1.267 indirizzi IP ma meno di 10 domini sono stati inseriti nelle liste ufficiali.
La maggior parte dei blocchi è avvenuta in Europa ma andando a guardare appena più in là della localizzazione dei server risulta evidente come il problema non sia europeo. In qualità di utenti potremmo sentire di non essere coinvolti nel fatto che vengano bloccati IP e siti web ma è chiaro che se non c’è trasparenza nella comunicazione in tempo reale, dato che i blocchi avvengono pressoché in tempo reale, chi viene coinvolto per errore non ha modo di muoversi con celerità per presentare quelle opposizioni che anche nel regolamento che ha portato alla creazione del sistema Piracy Shield prevede. E lo prevede proprio perché anche chi ha costruito il sistema sa che l’errore è possibile. Tutt’altro discorso è ammetterlo pubblicamente.