Mancherebbero 25 anni al punto di non ritorno e sarebbero moltissime, secondo l’allarme degli esperti, le città ideali solo per Aquaman.
Il futuro di tante città è quello di trovarsi sott’acqua. Un nuovo studio, e non l’ennesimo film apocalittico, racconta come sarà il pianeta da qui al 2050.
Uno degli aspetti più interessanti del nuovo studio pubblicato su Nature è però il modo in cui ai problemi legati ovviamente ai cambiamenti climatici ci sono anche altre attività umane, che hanno un impatto fino ad ora poco tenute in considerazione. Non a caso infatti nello studio si adotta un termine preciso: “sinking”.
Perché le città a rischio, e ce ne sono almeno una trentina solo negli Stati Uniti, non rischiano di scomparire sommerse dall’acqua solo a causa dello scioglimento dei ghiacciai e del conseguente innalzamento dei mari ma rischiano letteralmente di affondare come navi piene di buchi.
Chi vive sulla costa sa che il mare, se la spiaggia non viene opportunamente protetta, si porta via la sabbia un granello dopo l’altro e mangia tutto ciò che incontra. Questo movimento fisiologico però si unisce negli ultimi anni ai cambiamenti climatici che hanno portato ad un inequivocabile innalzamento dei livelli del mare in tutto il mondo.
Secondo il nuovo studio pubblicato da un team di scienziati guidati da Leonard O. Ohenhen del dipartimento di geoscienza del Virginia Tech, non c’è però solo il problema dell’innalzamento del livello del mare. C’è anche il problema delle città che vanno giù: Los Angeles e San Francisco in testa. Il team di scienziati ha infatti aggiunto un ingrediente alla mistura già sufficientemente allarmante che riguarderebbe la fine annunciata di tante città che si trovano sulla costa o direttamente sul mare. In Italia potremmo pensare alla fine di Venezia ma non solo di Venezia. Perché oltre all’innalzamento del mare c’è anche tutto ciò che l’uomo fa alle città costiere. Diventando luoghi sempre più grandi, affollati e sempre più pesanti, le città stanno iniziando lentamente a sprofondare sotto il proprio peso su un terreno che le attività estrattive, per esempio, stanno trasformando in un groviera di gallerie vuote.
I numeri a corredo dell’allarme lanciato dagli scienziati guidati da O. Ohenhen devono farci riflettere: molte città costiere stanno lentamente affondando di circa 5 mm l’anno. Potrebbe non sembrare granché ma unendo proprio la discesa delle città con l’aumento dell’acqua che le lambisce la situazione rischia di esplodere con danni enormi e soprattutto situazioni ingestibili, in un futuro che di certo arriverà prima del 2050. Un esempio di quanto non si tratti di un allarme infondato viene da ciò che il governo dell’Indonesia ha deciso di fare: la capitale non sarà più Giacarta, una città da 11 milioni di abitanti, ma si trasferirà a Borneo. Tutto questo perché da anni la grande metropoli indonesiana è scesa di oltre 2 m nel terreno paludoso su cui è stata costruita e alcune zone sono addirittura affondate di 4 m. Riprendendo il famoso 2050 come termine temporale, si prevede che il 95% della città verrà sommersa dall’acqua.
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