Quello che distingue una console da un’altra non è solo l’aspetto esteriore o la potenza. Come parleremo di videogiochi nel futuro?
Tanti, soprattutto online, sono ancora più che pronti a criticare le scelte che Phil Spencer ha deciso di trasformare in strategie per Xbox. Alcuni auto dichiaratisi ex fan ed ex giocatori della console Microsoft non smettono di dare consigli che risultano decisamente poco richiesti.
Ma la questione delle esclusive è una questione che non può essere liquidata senza una riflessione. E tutto perché, a sentire l’aria nell’industria, non c’è solo Xbox a pensare a un cambio di strategia per le proprie console.
L’industria è cambiata, sta cambiando, cambierà. Identificare un cubo più o meno sagomato di plastica e terre rare con un personaggio e riversare su quel personaggio e su quel cubo di plastica e terre rare tutta la propria emotività non sarà più come prima.
Per quanto i numeri sembrino continuare a dare ragione al modello messo in piedi da Sony con PlayStation e soprattutto da Nintendo con le sue console portatili, i numeri più generali ci dicono che la vendita delle console sta diminuendo e che i giocatori e le giocatrici stanno cambiando. Non a caso a maggio dell’anno scorso Jim Ryan, quando ancora era presidente di Sony, aveva sottolineato come la parte del business su PC era un “contributo significativo ai profitti“.
Ognuno poi decide come sopravvivere ma è chiaro, anche solo facendo questo esempio, come l’idea di Spencer di riscrivere il concetto di esclusiva non sia così tanto campato per aria ma serva a mantenere in vita la società stessa. Di nuovo, andando a guardare quello che è nelle intenzioni di Sony PlayStation c’è per esempio una riduzione di 4 milioni di unità nella produzione delle console e il CEO Hiroki Totoki durante un incontro ha sottolineato come sia vero che i contenuti first party servono per rendere popolare la consola ma ha poi aggiunto che avendo “contenuti first parti forti” la crescita e i guadagni possono arrivare poi dal portare questi contenuti first party anche su altre piattaforme.
Il futuro secondo diversi analisti, per esempio Daniel Ahmad di NiKo, è fatto ancora di qualche esclusiva console anche se “è diventato evidente che i giocatori ora si aspettano di poter giocare su diversi device”. Appartenere a team verde, team blu o team rosso nel futuro finirà probabilmente quindi con l’essere meno importante mentre i colossi cercheranno di andare oltre il pubblico strettamente legato ai cubi di plastica e terre rare e andranno a cercare giocatori e giocatrici (e i loro portafogli) lì dove si trovano in abbondanza: nel comparto mobile e su PC.
Che ci piaccia o no, quindi, anche la strategia di Spenser che tanto ha fatto imbestialire la community rischia di diventare la norma. Data la congiuntura macroeconomica in cui ci troviamo non è neanche la prospettiva peggiore che poteva capitarci.
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