Shigeru Miyamoto, il papà di Super Mario, è sempre stato un innovatore e la dimostrazione viene da una vecchia intervista.
Super Mario è di certo una delle creature più iconiche tra quelle partorite (anche) da Shigeru Miyamoto. Ed è uno dei prodotti per cui lo ricorderemo nelle generazioni a venire.
Miyamoto è però anche in parte sempre responsabile di altri personaggi e di altre storie, tra queste Medroid Prime. Eppure, e sono affermazioni che vengono da una vecchia intervista, il papà di Super Mario avrebbe potuto fare tutto. Solo che non ha voluto.
A distanza di anni si potrebbero leggere queste affermazioni come quelle della volpe che non è arrivata all’uva. Ma stiamo parlando di Shigeru Miyamoto, una volpe che negli anni di uva ne ha mangiata un bel po’. Non è questo quindi ciò su cui dobbiamo concentrare la nostra riflessione.
Intervistato da Entertainment Weekly ormai quasi vent’anni fa, a Shigeru Miyamoto fu chiesto se sentisse che la sua società, quindi i titoli che produceva, si stessero allontanando dai gusti dei giovani giocatori americani. Il 2007 fu uno degli anni migliori per Halo e la domanda ruotava proprio intorno a Master Chief.
Miyamoto rispose in tranquillità “Potrei fare Halo. Non è che non potrei progettare quel gioco. È solo che scelgo di non farlo“. E qui i maligni hanno visto semplicemente la risposta un po’ stizzita di qualcuno che non ha intercettato per tempo l’aria che cambiava. Ma, ricordiamolo sempre, i fan Nintendo hanno comunque avuto Metroid: quanto di più simile a un FPS Nintendo abbia mai prodotto. E per qualcuno anche di più.
Le parole di Miyamoto non vanno quindi interpretate come dettate dalla frustrazione quanto da una consapevolezza granitica su ciò che era, ed è adesso ancora, l’identità della società e dei giochi che lui come designer produce per quella società. E Nintendo, del resto, non ci ha certo abituato a giochi che seguono la corrente quanto a esperienze nuove che la corrente la tagliano come una rompighiaccio siberiana.
In questo possiamo inserire l’idea che è vero, Shigeru Miyamoto avrebbe potuto tranquillamente trasformare addirittura Super Mario in Super Halo o Super Mario Halo o qualunque altro ibrido vi venga in mente ma anziché andare dietro a quello che sembrava il gioco perfetto per fare cassa ha continuato a lavorare a modo suo.
Una riflessione che nonostante venga da un’intervista del 2007 risulta quanto mai attuale. Basta guardare a quello che è il panorama dei prodotti in uscita per rendersi conto che, soprattutto i grandi studi, tranne rare eccezioni, giocano sul sicuro ma senza innovare, andando dietro a quella che sembra l’idea economicamente più vincente.
Un esempio sono i GAAS che, nonostante sia ormai chiaro non hanno più la presa che avevano agli albori di Fortnite, sono ancora in cima alla lista di quello che gli sviluppatori sono costretti a produrre. Parafrasando Miyamoto, chiunque può fare Halo e chiunque può fare Fortnite la domanda è se ce n’è bisogno o se forse non c’è più bisogno di giochi appena meno economicamente dispendiosi ma più innovativi e sorprendenti. Che sia arrivata la grande rivincita di quegli studi che hanno una A o al massimo due?
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