Google a pagamento è una bufala di solito. Tra un po’ non lo sarà più tanto. la grande G pensa a una sorta di abbonamento.
Avete presente quando su internet cominciano a circolare quelle nuove truffe che riguardano per esempio il fatto che Google diventa a pagamento, che a pagamento ci diventa WhatsApp o Facebook. In alcuni casi tanto truffe non sono.
Per esempio, proprio Facebook ha inaugurato una sorta di abbonamento che consente di avere il proprio feed libero dalla pubblicità. WhatsApp, invece, rimane totalmente gratuito mentre Google sembra stare carezzando l’idea di creare una sorta di servizio plus per chi sente che vale la pena spendere per qualcosa di migliore.
Se avete un device Android sapete già che esiste l’abbonamento per i prodotti Premium ma quello su cui la grande G starebbe lavorando sarebbe invece un cambiamento epocale.
A riportare la notizia sono stati i colleghi del Financial Times, che citano tre persone informate su quello che sta effettivamente succedendo dietro le porte chiuse del quartier generale della grande G. Ma che cosa sarebbe succedendo? Ci sarebbero in ballo ragionamenti per trasformare parte dell’esperienza di ricerca attraverso Google in esperienze premium a pagamento. Sono quasi 25 anni che Google fornisce il suo motore di ricerca basandosi semplicemente sui guadagni che arrivano dagli spazi pubblicitari. Far pagare gli utenti sarebbe una mossa rivoluzionaria sotto tutti i punti di vista.
Son sarebbe del tutto una novità per Google, che per esempio fa pagare gli utenti che dentro Google One vogliono utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale, ma sarebbe una novità perché trasformerebbe la ricerca in qualcosa che, se vuoi sia fatta come si deve, devi pagare (al netto delle eventuali allucinazioni artificiali). La motivazione per il cambio di modello verrebbe proprio dall’implementazione dei sistemi di intelligenza artificiale che ovviamente hanno un costo esorbitante per Google. Stando ai dati di un altro report, uno di Reuters, eseguire una ricerca di livello avanzato utilizzando una rete neurale come Gemini costa circa 10 volte in più rispetto a una ricerca tradizionale.
Sempre però dal Financial Times apprendiamo che dentro Google si sta parlando di queste alternative premium a pagamento ma che non è stata effettivamente presa una decisione anche se l’infrastruttura del motore di ricerca sarebbe già quasi pronta per accogliere un cambiamento di questo tipo.
Per quelli che hanno provato a parlare con Gemini, che una volta si chiamava Bard, l’esperienza è stata divertente ma di certo forse ancora non entusiasmante e c’è poi da ricordare tutti i problemi che il modello di generazione delle immagini ha avuto cercando in tutti i modi di essere aperto e democratico.
Per quello che riguarda la gestione delle componenti premium date dall’intelligenza artificiale su una linea simile sembrerebbe muoversi anche Samsung. Con l’introduzione della nuova serie di Galaxy non è infatti sfuggito a nessuno che sulla pagina ufficiale dei nuovi smartphone c’è un asterisco, che riporta ad una nota in cui è scritto a chiare lettere che i servizi Galaxy AI sono gratuiti ma lo saranno fino alla fine del 2025, suggerendo quindi che a partire dall’inizio del 2026 qualcosa potrebbe cambiare.
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