Dragon’s Dogma 2 era da 10 finchè gli utenti non hanno scoperto le microtransazioni. E anche se non è pay to win la china presa non piace.
Le recensioni per Dragon’s Dogma 2 lo hanno osannato come un titolo forse tra i migliori mai prodotti da Capcom. Un gioco profondo, emozionante, con un mondo vasto da esplorare.
E alcune recensioni avevano indicato la presenza di un sistema per cui chi sentiva la necessità di accelerare i tempi poteva fare shopping. La quantità però di questi elementi, palesemente diventata evidente quando il gioco è stato disponibile su Steam per esempio, sta facendo gridare allo scandalo.
Il ragionamento è che si tratta di accessori all’esperienza di gioco che possono anche essere ottenuti semplicemente giocando. Ma un ragionamento che vale la pena fare c’è anche se Capcom giura di aver attivato le microtransazioni solo per cose superflue: queste scelte hanno ripercussioni su come i developer creano i loro videogiochi?
Dragon’s Dogma 2 e le microtransazioni, non è solo questione di soldi
Un gioco che la critica ha definito Game Of The Year che improvvisamente su Steam si ritrova con una media recensioni estremamente negativa. E andando a leggere le motivazioni di tutte o quasi le recensioni negative al centro ci sono le microtransazioni e quello che Capcom ha reso quindi a pagamento: cambiare aspetto al personaggio, fast travel, pietre per ritornare in vita e così via. Tutti piccoli elementi. Tutti i piccoli elementi che Capcom assicura sono anche disponibili all’interno del gioco se uno ha il tempo di giocare.
Ma non importa. O almeno non importa a tutti quelli che si sentono delusi e traditi da Capcom per questo sistema messo su per un gioco che comunque già costa più di 60 euro. Perché se anche è vero che con un po’ di lavoro di gambe si può ottenere tutto quello che serve senza spendere soldi in più, è vero anche che avallare l’idea che alcuni elementi del gioco oltre ad essere disponibile per chi ci mette l’impegno sono anche disponibili per chi ha il cash apre a una riflessione più generale sul game design: in qualche modo l’idea che sarebbe diventato oggetto da microtransazione ha reso la distribuzione di quel dato elemento leggermente più difficile o snervante? E perché un videogioco single player dovrebbe avere tutti questi piccoli elementi non gratuiti?
Capcom ha pubblicato sulla pagina Steam un post in cui sottolinea ancora una volta che quello che c’è a pagamento è disponibile anche all’interno del gioco. Parte del malumore per le microtransazioni probabilmente non è neanche dovuto direttamente alle microtransazioni quanto al fatto che il gioco è effettivamente afflitto da una serie di bug e di problemi di performance. Alcuni commenti sottolineano proprio come la società si sia preoccupata un po’ troppo di creare la sua bella impalcatura di elementi accessori a pagamento e non si sia accorta invece per esempio di non avere la funzione Nuova Partita.