Tutti su Netflix, più o meno. Nonostante le critiche e le polemiche e le minacce la piattaforma è da record. Eppure c’è un piccolo “ma”.
Doveva esplodere in una pioggia di coriandoli fumanti. Doveva collassare e scomparire dalla faccia della Terra. A giudicare da quelle che sono state nel corso delle passate settimane e dei passati mesi le minacce online di quelli che non avrebbero più pagato un euro, o qualunque altra valuta, per un abbonamento Netflix, la piattaforma sarebbe dovuta scomparire rapidamente.
E invece, proprio a giudicare dai numeri diffusi un po’ a sorpresa giovedì scorso sembra che la società di streaming della grande N rossa sia riuscita a superare un altro record.
Ma, oltre a registrare questo record, i rappresentanti di Netflix hanno anche fatto un annuncio collaterale che, spiegato con le loro parole, serve a chiarire come si giudica il successo del loro lavoro, visto in controluce dagli analisti sembra effettivamente una prima campanella d’allarme che sta suonando.
I numeri della piattaforma di streaming sono al momento spaventosi. Siamo arrivati, al livello globale, a 269.6 milioni di utenti a fine marzo e 9.3 milioni di nuovi clienti sono arrivati, continua sempre l’annuncio della società, proprio grazie ai piani con la pubblicità. Ovviamente i piani con la pubblicità uniti alla guerra aperta che Netflix ha dichiarato a chi condivide la propria password.
Messa in soffitta la propria narrativa di piattaforma aperta a tutti, la società di streaming ha dovuto dimostrare che per far contenti gli azionisti il concetto da applicare è sempre lo stesso: più abbonati o abbonati che pagano di più o entrambe le cose. Per la grande N rossa sembra che funzioni un mix di tutti questi elementi.
E, fermandoci solo alle dichiarazioni di Netflix verrebbe da pensare che gli uccellacci del malaugurio che volevano la piattaforma in fase di chiusura dopo questa inversione a U nella politica di gestione degli utenti si stavano sbagliando. Ma c’è un piccolissimo dettaglio che invece sta catalizzando forse ancora di più l’attenzione che non i numeri faraonici. Perché Netflix ha chiesto agli azionisti e agli investitori di smettere di concentrarsi sul numero dei nuovi abbonati e invece di guardare ai guadagni e ai margini operativi. Guadagni e margini devono diventare la bussola per comprendere il progresso e la crescita della società.
In questa volontà di spostare l’attenzione da quante persone possiedono un abbonamento a quanto in generale Netflix riesce a guadagnare anno su anno qualcuno inizia a leggere un segnale: se Netflix smette di parlare di volta in volta di quanti abbonati si uniscono alla piattaforma è perché probabilmente sa già che quei numeri non cresceranno e che per fare contenti gli investitori occorrerà trovare altri numeri da dare in pasto a chi apre il portafoglio.
Lo stop arriverà con i risultati del primo quarto del 2025 e la società, continua, parlerà di abbonati solo quando questi raggiungeranno alcuni numeri veramente importanti. In questo Netflix non è unica: anche Meta e la società che una volta chiamavamo Twitter hanno smesso di parlare dei propri abbonati e dei propri utenti mensili. Per gli azionisti della grande N rossa la promessa da parte di Netflix, arrivata loro tramite una lettera, è quella di lavorare a una crescita fatta di varietà e qualità di contenuti e un lavoro con i partner pubblicitari.
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