I Pokèmon su una copertina di una rivista. Non una novità se non fosse la copertina più famosa del pianeta. L’occasione è un anniversario.
Per i mostriciattoli da taschino si tratta di spegnere una quantità importante di candeline e l’occasione si è trasformata in un omaggio al gioco forse è più famoso al mondo sviluppato dentro Nintendo.
Nel più puro stile Pokémon, però, mettere le mani sulla rivista che ha deciso di avere in copertina i quattro mostriciattoli più famosi di sempre, si è trasformata a sua volta in una caccia in cui mancano solo le Pokèball. Perché sono passati, e non ce ne siamo accorti, 25 anni da quando il (video)gioco di collezione Nintendo è sbarcato negli Stati Uniti.
In questi 25 anni è cambiato molto eppure non è cambiato quasi nulla e in questa formula ha macinato milioni e milioni di dollari. Dalle carte ai videogame passando per serie TV, film e qualunque altra cosa nel mezzo, i Pokémon hanno segnato gli ultimi 25 anni non solo degli Stati Uniti ma del mondo intero.
Quando riesci a finire sulla copertina di Time significa che sei una celebrità. Negli anni sono state omaggiate le personalità più disparate. C’è stata una copertina per esempio dedicata a Serena Williams, una dedicata alla regina Elisabetta, una a Zendaya, una ad Elon Musk e una a Spielberg. E adesso arrivano le copertine collezionabili, ovviamente, dedicate ai Pokémon. Ce ne sono quattro e su ciascuna campeggio un disegno, non un render 3D, dei quattro mostriciattoli che tutti i fan dei Pokémon conoscono più da vicino: Pikachu, Charmander, Bulbasaur e Squirtle.
Per poter avere almeno una delle quattro edizioni da collezione puoi provare su Amazon con una nota. A quanto pare sul sito non è possibile scegliere la copertina. Potresti quindi avere più fortuna provando con gli altri siti che vendono nello specifico riviste internazionali e libri. Oltre a tentare di prenderli tutti mettendo le mani sulle quattro varianti, all’interno della rivista Time in questa occasione speciale puoi leggere la storia partendo dalle carte collezionabili. La rivista cerca anche di trovare una risposta a una domanda che forse qualcuno si è posto ma mai con abbastanza intenzione: è stato un bene o un male che i Pokémon siano diventati il fenomeno intergenerazionale globale totale che conosciamo?
Perché, e basta fare un esperimento, difficile trovare qualcuno che messo davanti alle immagini di Pikachu o di Bulbasaur non riconosca che si tratta dei Pokémon. Magari non riusciranno a chiamarli per nome ma saranno in grado di identificarli come quegli animaletti del videogioco con cui giocano i bambini. E tanto basta per comprendere la portata di questo fenomeno. Un fenomeno che, anche se negli anni Nintendo ha un po’ maltrattato (e ne è un esempio lampante il successo di Palworld), non accenna a perdere smalto né fan.
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