La prossima console Sony ha sulle spalle un grande peso: PS6 dovrà essere in grado di stupire e fare cose che PS5 non può fare.
I rumor riguardo l’eventuale nuova console prodotta da Sony, che qualcuno chiama semplicemente PS6, sono i più vari e riguardano, per esempio, il fatto che non dovrebbe arrivare prima della fine del 2026.
Questo perché, e Sony lo ha dichiarato di recente, il percorso di vita di PS5 è arrivato solo a metà. Alcune considerazioni però fatte da una di quelle persone che di certo possiamo considerare esperti di come funziona l’industria dei videogiochi ci permettono di farci qualche domanda che va un po’ oltre le caratteristiche e le funzionalità della prossima chiacchierata console prodotta dal colosso nipponico.
Domande riguardo l’utilità o meno di possedere un oggetto che serva per giocare. Sono domande che ciclicamente ritornano ma è chiaro che la crisi che l’industria dei videogiochi sta attraversando in questo momento le rende più che chiacchiere da bar.
Il futuro di PS6 è già segnato?
Non possiamo negare che la situazione economica globale in cui ci troviamo non permette a tanti di fare il genere di acquisti che si vorrebbe. E tra questi acquisti ci sono ovviamente, per gli amanti dei videogiochi, console, accessori, gli stessi giochi (che in alcuni casi hanno raggiunto targhette del prezzo al limite). È vero, sono aumentati i costi di produzione ma volendo tirare in ballo un titolo che viene preso sempre più spesso a paragone di come sia difficile giustificare budget faraonici: non tutte le volte c’è bisogno di rifare Spider-Man 2.
L’industria sembra però lanciata verso queste operazioni esponenzialmente sempre più costose, che potrebbero avere ripercussioni sul panorama delle console che dovrebbero servire per giocarli quei titoli così costosi. Il ragionamento che fa quindi Peter Moore, l’uomo con i tatuaggi celebrativi e pubblicitari addosso, è un ragionamento solido. Rispondendo ai colleghi di IGN America, Moore per esempio fa notare come le società che sono coinvolte nella battaglia per l’attenzione dei giocatori a colpi di console potrebbero trovarsi con quegli stessi giocatori che si chiedono se ci sia o meno bisogno reale di spendere tutti quei soldi “per un pezzo di hardware solo per giocare ai videogiochi“.
E allora, da questo, la domanda diventa: che cosa dovrà essere in grado PS6 di fare rispetto a PS5 per convincere le persone a spendere altri soldi? Che cosa dovranno riuscire a fare Sony, Xbox e Nintendo per continuare ad avere pubblico per le console. È chiaro che, oltre all’esperienza pluriennale, il punto di vista di Moore è quello di qualcuno che era lì quando sega abbandonò il dreamcast e quindi può avere una prospettiva molto più ampia rispetto a chi continua a parlare di first party e third party. E anche una prospettiva più ampia rispetto a quei membri della community di Xbox definiti più hardcore (quelli saliti sulle barricate per le esclusive de-esclusivizzate) dal collega che gli poneva le domande e riguardo i quali Moore ha, ancora una volta, le idee chiarissime: “quelli hardcore stanno diventando sempre più piccoli in termini di quantità di persone e più vecchi in termini di età. Ci si deve rivolgere alle generazioni che stanno arrivando, perché sono quelle che guideranno il business nei prossimi 10 o 20 anni “.