La Russia, che vorrebbe avere la sua console nazionale ha seri problemi con la produzione di chip per computer: sono un disastro… nazionale.
Di recente, e non è stato certo un pesce d’aprile, dalla Russia è arrivato l’annuncio che il Paese ha intenzione di sviluppare una propria console.
Il motivo è molto semplicemente il ban che tutti i principali produttori di sistemi di gioco hanno emesso per non importare più le loro console nel Paese a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Ma ci sono alcuni problemi che prima vanno risolti.
E uno di questi sono i processori che a quanto pare, in più di metà dei casi, danno problemi ai computer in cui sono installati. Il report arriva da una testata russa che si occupa di business e che a sua volta riporta le parole dirette di fonti vicine a Baikal, la società russa che si occupa proprio di produrre i chip domestici.
Produrre componenti per assemblare poi processori e quindi strumentazione tecnologicamente avanzata non è qualcosa che si può improvvisare. Ce ne siamo tutti accorti quando, con la pandemia, dalle fabbriche globali cinesi hanno iniziato a non arrivare più pezzi. Per la Russia il problema si è protratto e continua a protrarsi a causa dell’insensata decisione di tentare una mossa degna delle peggiori partite di RisiKo. Una decisione che ha portato colossi mondiali come TSMC a smettere di fare affari con le società russe.
Il che ha costretto suddette società, tra cui Baikal, a cercare alternative. Ma la metà dei processori assemblati in Russia da società russe avrebbero difetti di fabbrica. I problemi principali sarebbero la mancanza di strumenti di assemblaggio adeguati al lavoro e di competenze specializzate. L’indipendenza russa, che dovrebbe portare anche quindi eventualmente alla creazione di console per videogiochi, rimane piuttosto lontana.
Baikal sta cercando di mitigare almeno in parte i problemi allargando ad altre società il gruppo di chi si occupa dell’assemblaggio. Ma il problema, è che anche con tutta la buona volontà, le società russe che dovrebbero ora migliorare la qualità dei chip per computer hanno comunque risorse limitate e soprattutto non sono abituate nelle loro linee di produzione a gestire carichi importanti come quelli che invece arrivano adesso a causa dei blocchi delle importazioni. A questo si unisce poi l’altro grande punto di domanda cui il Paese dovrà trovare una risposta: le fonderie per i wafer con cui creare i chip che al momento non ci sono.
Quanto ci vorrà prima di vedere un ecosistema di videogiochi totalmente russi? Una domanda difficile in cui le questioni legate eventualmente alla produzione dei pezzi fisici ci sono anche quelli del lato software. Se infatti da un punto di vista puramente tecnologico mettere insieme un po’ di componenti per dare vita a un succedaneo di PlayStation o Nintendo Switch o Steamdeck non è estremamente difficile (basta fare reverse engineering), molto più complicato sarà creare l’infrastruttura che dovrà trasformare quella eventuale console in un oggetto che i giocatori russi vorranno avere in mano (e a giudicare dai picchi di software piratato non sarà facile convincerli). Perché creare una console e un ecosistema significherà avere team di sviluppo di videogiochi disposti a produrre titoli solo per il mercato interno russo e, non è difficile immaginare, con tutta una serie di restrizioni e richieste da parte degli organi governativi. Il tutto magari anche con un motore anch’esso russo.
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